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Incontri

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Parliamo di ciò che ci circonda, chiacchieriamo con chi abita o ha abitato i nostri posti, incontriamo chi ha un legame con luoghi e storia, chi ha un’identità che, sulla carta o per qualche motivo in più, lo avvicina a questo sud est della provincia di Padova. Non segniamo la data dell’incontro ma scandiamo il tempo indicando gli eventuali “Aggiornamenti” o “Note” che riguardano l’intervista.
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Con Incontri vogliamo affrontare il racconto del nostro territorio usando il linguaggio della scrittura e il ritmo delle domande che si alternano alle risposte.

Buona lettura.
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Progetti e costruzioni: di edifici e futuro

Posted by on 16:00 in Interviste | 0 comments

Progetti e costruzioni: di edifici e futuro

Alessandro Agnoli è un laureato in architettura all’Università IUAV di Venezia. Ha preparato e disfatto le valigie alcune volte. Dalla campagna veneta alla penisola araba, ecco il racconto di una serie di esperienze vissute da chi disegna percorsi oltre la carta. Chi abbiamo qui davanti? Sono nato e cresciuto a Pontelongo. Sono sempre stato attirato dalle forme dell’arte, la costruzione e il disegno. Il mio percorso formativo mi ha portato a fare il liceo artistico e ad iscrivermi ad architettura, che ho scoperto essere la strada giusta per me. Adesso sono un architetto che però lavora per una casa editrice di Milano in un settore un po’ parallelo: l’editoria di architettura.   Sei anche legato ad un progetto che si chiama “360 grammi”… Sì, “360 grammi” è un gruppo che ho fondato assieme ad un altro ragazzo, Stefano Pernarella. Lega due figure diverse ma che si intrecciano: la mia attitudine nel campo dell’architettura e verso il mondo della grafica, e la sua competenza nell’editoria e nel teatro. Queste due sfacettature si uniscono e teoricamente danno una visione a 360 “gradi” di quello che dovrebbe essere un prodotto artistico. Insieme abbiamo realizzato prodotti editoriali, abbiamo lavorato per fare immagini coordinate, tutte cose che alla fine venivano stampate: “grammi” perché si concretizzavano sempre nello spessore della carta stampata.   “360 grammi” rappresenta una vetrina su cui lavorare per avere dei risultati da investire in altro? È un progetto che penso di portare avanti indipendentemente dai lavori che farò nella mia vita. “360 grammi” c’è stato quando non c’era questo lavoro a Milano e ci sarà anche quando, non so, tra tre anni sarò dall’altra parte del mondo… Chi lo sa.   Sei stato a Dubai per un periodo. Come mai allontanarsi di più di quattromila chilometri per fare un certo tipo di esperienza legato al tuo ambito professionale, quando ci possono essere realtà valide a mille chilometri – o giù di lì – di distanza da dove sei nato, da dove hai studiato…? I motivi potrebbero essere due: nel momento in cui dovevo decidere dove indirizzare l’esperienza che poi si è concretizzata in Dubai volevo andare molto distante; poi, perché penso che il mondo che si svilupperà da qui a quando noi saremo vecchi non sarà in Italia e nemmeno in Europa. Questo mi ha portato a prendere una decisione moto radicale: andare in un posto dove, secondo me, per ciò che volevo fare io, c’era possibilità d’espressione e di fare qualcosa di molto concreto. Volevo finalmente avvicinarmi al fare architettura in una maniera molto pratica. Avevo bisogno di capire che quello per cui avevo studiato era qualcosa di fattibile, che quando disegnavo qualcosa sulla carta poi c’era qualcuno che in cantiere andava a costruirlo.   Perché non l’hai trovato qui? L’hai cercato ma non l’hai trovato o hai pensato che puntare direttamente fuori aumentasse per te le probabilità? Sapevo già che la persona da cui sarei andato a Dubai aveva questa potenzialità perché sapevo del progetto in cui era coinvolto e mi era stato detto che lavorava nel sito di progetto quindi quello che lui disegnava contemporaneamente veniva riversato in cantiere. L’ho vista come una soluzione moto applicativa. Le altre possibilità che mi si prospettavano erano tirocini in Spagna o in Portogallo, realtà sostanzialmente abbastanza affini alla realtà italiana.  ...

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