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Le femmine in mostra

[fém-mi-na] è un progetto che ha avuto una genesi e uno sviluppo lunghi.

Prima di idearla e progettarla c’era un passaggio fondamentale da superare: dare un’identità chiara all’Officina della Barbabietola. Riuscire a spiegare – come abbiamo poi provato a raccontare nel nostro manifesto – in che modo avremmo voluto che le idee e gli stimoli grezzi e vaghi con cui entravamo in contatto potessero subire un processo di lavorazione, modellamento e rielaborazione.

Per noi dell’Officina della Barbabietola [fém-mi-na] rappresentava il terreno di prova, nonché l’uscita ufficiale e pubblica. Con la timidezza della prima recita scolastica e la grinta della prima competizione sportiva agonistica abbiamo preso in mano il microfono, sospirato profondamente e cercato di intercettare gli sguardi che più potevano comunicarci sicurezza e sintonia.
Ne abbiamo colti tantissimi. Stupiti, contenti e grati, abbiamo trovato chi ci ha permesso di raccontare ciò che avevamo a cuore fosse raccontato.
Abbiamo scelto lo strumento fotografico come linguaggio e una modalità espositiva che fosse il più visibile ma al contempo il meno invadente possibile. Nove scatti e altrettanti fotografi, un unico tema attorno al quale sviluppare un percorso fotografico, la giusta dose di colla, un fiume che attraversa il paese, le botteghe che si affacciano sulla strada. Abbiamo contattato chi poteva rendere concreta la nostra idea, quella di rendere molteplici punti di vista attorno ad un tema: la figura femminile.
[fém-mi-na], già dal titolo, suggerisce il desiderio di indagare una realtà che si costruisce attorno ad una definizione: quella della figura femminile, dei ruoli che questa ricopre, delle concezioni a cui risponde, degli stereotipi ed eventualmente delle problematiche che vi ruotano attorno, del suo muoversi all’interno di una società che magari ragiona per etichette, che possono però cambiare o che forse già son mutate.
Segnando dei confini territoriali piuttosto visibili e dichiarati ma non per questo netti ed esclusivi, abbiamo quindi deciso di dare espressione alla femmina così come questa viene definita nei luoghi che più ci sono noti, che sono, semplicemente, i nostri: ea fémena.
A Pontelongo, uno dei Comuni racchiusi nell’area della Saccisica, abbiamo pensato proprio all’elemento che, oltre alla struttura produttiva dello zuccherificio, caratterizza il paese: il fiume che lo attraversa. Usando come supporti gli argini in muratura, senza utilizzare ulteriori pannelli, abbiamo incollato le fotografie stampate su carta da manifesto. L’argine, lungo entrambe le vie centrali, via Roma e Via Mazzini, di qua e di là del nuovo ponte, continuava a svolgere la propria funzione, quella di accompagnare e contenere il corso del Bacchiglione. Nel frattempo noi l’abbiamo arricchito rendendolo espressivo, dandogli qualche nota di colore e qualche motivo in più per volgersi verso la sua struttura in mattoni e osservarlo. Le foto, disposte in corrispondenza – dove possibile – dei lampioni, hanno creato un percorso fotografico ben visibile dai marciapiedi.
Dimensioni di ogni foglio: 150 X 100 cm.
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Grandi, evidenti, volutamente visibili in qualsiasi ora del giorno e della notte, ma non per questo eccessive: lo spunto di riflessione è stato servito al pubblico nella modalità più agevole e meno forzata. Volgere lo sguardo verso le immagini era una possibilità, non un obbligo. Volevamo presentare qualcosa che fosse facilmente spendibile e permettere così al maggior numero possibile di persone di osservare queste foto di femmine: trattare un argomento comune e ordinario in un modo tale per cui la sua quotidianità fosse rapportata alla necessità di dedicarvi una riflessione.
Ecco che [fém-mi-na] ha mostrato la donna incinta, quella che si perde in un abbraccio e quella pensierosa, la ragazza che passeggia in solitaria e quella che tiene oscurato il proprio volto, la femmina dal profilo sfocato e quella che si specchia, la giovane che indossa un abito colorato, quella che si siede su un letto.

Abbiamo ripreso le opinioni di chi ci ha fatto la gentilezza di condividere le proprie impressioni sulla mostra; abbiamo letto e riletto con piacere le mail dei fotografi e ascoltato con gratitudine i loro commenti; abbiamo chiacchierato col barista, col passante, con l’autorità, con il commerciante per cogliere i riscontri e i commenti che hanno ingrossato le soffici nuvole di parole attorno a questo fatto, molto semplice, che è quello dell’aver attaccato lungo le vie centrali del paese qualche fotografia.
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Le foto sono resistite per quasi un mese. All’aperto, sotto sole, pioggia, vento, via vai e quant’altro. Alcune si son staccate presto, altre hanno resistito più a lungo. Senza protezione né copertura, senza teche, vetri, tetti e lucchetti, le abbiamo lasciate là, dove volevamo che stessero: all’aperto. Le abbiamo rimesse al trascorrere del tempo e all’azione dei passanti. Non sappiamo come spartire le quote d’intervento, se sia stata maggiore quella degli agenti atmosferici o quella umana. Poco importa!

Qui trovate la galleria con le foto che parlano di [fém-mi-na] @ Pontelongo.

Il progetto, partito con l’intento di presentarsi solo in quel paese, ha poi coinvolto, in maniera inaspettata, anche altri due Comuni della Saccisica. [fém-mi-na] non ha esaurito la propria storia lungo il Bacchiglione ma è entrata anche al coperto del Cinema Politeama di Piove di Sacco, riproponendo con un allestimento diverso le stesse nove foto in un luogo pur sempre pubblico e di passaggio. La versione di [fém-mi-na] al cinema è stata riadattata all’ambiente dell’ingresso, utilizzando nuovi supporti pensati e costruiti attorno agli spazi dell’atrio, della biglietteria e del bancone dei pop-corn.
Ciò che è restato invariato è stato l’intento del progetto: quello di presentare delle foto che parlassero di femmine a degli osservatori concentrati in altre attività, senza forzarli a posare sguardo e attenzione sul queste immagini, che però occupavano – ognuna a proprio modo – tutti gli spazi di passaggio tra l’entrata dell’edificio e la sala di proiezione.
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In questa sezione potete vedere le foto che raccontano l’allestimento e l’inaugurazione di [fém-mi-na] @ Piove di Sacco, tra il 28 giugno e il 27 luglio scorsi.

L’ultima tappa di quello che è diventato un piccolo tour estivo è stata la partecipazione ad un festival musicale a Civè: dal 3 al 7 luglio, infatti, l’esposizione fotografica è stata portata anche nello spazio all’aperto del Civè Music Festival 2014. In questo contesto [fém-mi-na] ha voluto mostrar qualcosa e, al tempo stesso, ascoltare il pubblico canticchiare. Le istruzioni per l’uso, infatti, recitavano:
“• SI PUÒ TOCCARE. Le foto sono appese proprio per esser prese con mano
• SI PUÒ SCRIVERE. I pennarelli indelebili sono lo strumento con cui lasciare traccia del vostro passaggio e interesse. Come? Scrivete sul retro della foto il titolo di una canzone che sentite particolarmente adatta ad esprimere ciò che la foto vi trasmette. Nessuno dei ritornelli che avete canticchiato è giusto o sbagliato: è quello che l’immagine vi suscita. Condividetelo scrivendolo
• SI PUÒ FOTOGRAFARE. L’hashtag c’è: fotografatevi attorno a questo spazio e interagite, barbabietole! #officinadellabarbabietola “
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Abbiamo provato a coinvolgere il pubblico del Civè Music Festival abbinando il linguaggio musicale a quello fotografico, raccogliendo una lunga lista di titoli. Ognuno dei fotografi autori delle foto in mostra, ha poi espresso il proprio parere sulle proposte musicali raccolte annotate dai passanti sul retro delle foto stampate sui nove fogli in pvc: il risultato lo trovate in questa galleria [fém-mi-na] si è svegliata sorridente e grintosa e si è addormentata stanca ma soddisfatta, senza immaginare che avrebbe potuto percorrere così tanti chilometri e presentarsi al pubblico così tante volte.
Per noi è stato un bell’inizio.
Il territorio come sfondo, l’interazione come strumento, le proposte culturali come obiettivo.